Per molti, lavorare sul web è un vero e proprio sogno, per altri è una opportunità che il progresso tecnologico e l’utilizzo crescente di Internet e delle piattaforme digitali ha finalmente reso possibile.
Un lavoro che si svolge online è un lavoro a tutti gli effetti e pertanto deve essere regolamentato: in altre parole… sì, anche chi lavora sul web deve pagare le tasse. In questo articolo, però, vogliamo concentrarci sui contributi INPS: chi lavora sul web li deve pagare? E come si calcolano?
INPS e lavoro sul web
Innanzitutto, chiariamo che il lavoro sul web non è un settore a parte. Il web è solo un canale attraverso il quale i professionisti svolgono il proprio lavoro: se e quanti contributi INPS devi pagare non dipende dal canale che utilizzi per il tuo lavoro, ma – detto nella maniera più semplice – da che tipo di lavoro fai.
Sul web si possono infatti svolgere oggigiorno tutti i tipi di lavoro che, in gran parte, stanno migrando su questa piattaforma: dalle consulenze alle lezioni di yoga, dai servizi di stampa su carta a quelli di marketing.
Prima di capire come si inquadrano i diversi lavori rispetto all’INPS, però, occorre fare ancora un passo indietro.
La partita IVA
Quando inizi a lavorare sul web, il primo passo che devi compiere è aprire una partita IVA. ANche in questo caso, chiariamo che non esiste una partita IVA per il “lavoro sul web”: il tipo di partita IVA che puoi aprire dipende dal tipo di lavoro che andrai a svolgere attraverso i canali digitali: una partita IVA per vendere borse a fatte a mano attraverso un piccolo e-commerce, per esempio, è diversa da quella che occorre per svolgere un lavoro di traduttore.
Capire che tipo di partita IVA aprire è una scelta molto importante perché, come vedremo, farà da discriminante su quante e quali tasse dovrai pagare. Per questo, una raccomandazione preziosa è quella di farti aiutare da un commercialista professionista anche in questa scelta: basterà descrivergli l’attività che intendi svolgere e lui o lei sapranno individuare tipologia di partita IVA e codice ATECO più adatti.
Pagare i contributi INPS
Per capire se e quando pagare i contributi INPS devi innanzitutto capire a quale gestione INPS sei iscritto, e questo dipende dal tipo di partita IVA che hai aperto.
Le gestioni INPS sono di tre tipi:
- Gestione separata INPS
- Gestione Commercianti INPS
- Gestione artigiani INPS
I professionisti che svolgono la propria attività online, ma anche su altri canali, sono in genere iscritti alla gestione separata. I commercianti e gli artigiani – coloro che hanno obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio – saranno invece iscritti in una delle altre due gestioni.
Se non riesci a individuare in quale categoria rientri, anche in questo caso ti basterà fare riferimento ad un bravo commercialista che saprà indicarti con precisione, in base all’attività che intendi svolgere, a quale gestione INPS dovrai essere iscritto.
Nonostante le categorie di gestione siano tre, per quanto riguarda il pagamento dei contributi possiamo in realtà individuare due macro categorie: la gestione separata da una parte, e la gestione commercianti e artigiani dall’altra.
Gestione separata INPS
Gli iscritti alla gestione separata INPS non hanno alcun costo fisso da pagare come contributi INPS. Attenzione, però: questo non significa che non si devono pagare i contributi; significa che i contributi INPS vengono calcolati in percentuale sul fatturato prodotto.
Nello specifico, la percentuale di contribuzione INPS in gestione separata è pari al 25,72%.
Quando pagare i contributi INPS in gestione separata?
I contributi INPS in gestione separata si devono pagare in due date specifiche: il 30 giugno e il 30 novembre dell’anno fiscale successivo. Per una partita IVA – iscritta alla gestione separata INPS – aperta a gennaio 2022, per esempio, i primi contributi INPS andranno pagati a Giugno 2023.
Cosa si paga?
Riprendendo l’esempio che abbiamo fatto (una partita IVA aperta a gennaio 2022), nel 2023 si pagherà l’intero saldo dei contributi maturati in tutto l’arco del 2022, e un acconto su quelli del 2023.
Gestione Commercianti e Artigiani INPS
Per coloro che sono iscritti alla Camera di Commercio le cose funzionano in maniera diversa.
In questo caso è previsto il pagamento di una quota fissa, minimale, di contributi INPS pari a circa 3800 euro annuali. Il pagamento è suddiviso in quattro rate trimestrali da circa 950 euro. Questi contributi sono fissi, e quindi si devono pagare anche in assenza di fatturato.
Coloro che svolgono un’attività commerciale o artigianale, ma che rientrano nel regime forfetario, hanno la possibilità di abbattere la quota minimale del 35%: i 3800 euro annui possono diventare quindi circa 2500 euro annui di contributi INPS.
Se il fatturato della tua attività supera i 15.500 euro l’anno, alla quota minimale deve essere aggiunta quella relativa agli eccedenti. Sul fatturato che eccede i 15.500 euro, viene calcolata quindi una ulteriore quota da versare all’INPS che si aggira attorno al 23%. Anche in questo caso i forfettari hanno la possibilità di ridurre questa percentuale del 35%: sulla quota eccedente si calcola in questo caso solo il 16% di contributi.
Quindi si pagano i contributi in gestione commercianti e artigiani?
In questo caso i contributi non si pagano l’anno successivo, ma da subito, ogni trimestre. La partita IVA aperta a gennaio 2022 che abbiamo preso ad esempio, se rientra in una categoria commerciale o artigianale, pagherà i primi contributi il 16 maggio 2022, e poi il 16 agosto, il 16 novembre e il 16 febbraio.
Conclusione
Districarsi tra percentuali, date di scadenza, e diverse gestioni INPS non è semplicissimo, e il fatto di lavorare sul web non cambia le cose. E’ importante però non sbagliare: per questo, si raccomanda di rivolgersi ad un commercialista in grado di guidarti e assisterti.